Il metodo Validation

 

tratto dalla

TESI DI Silvia Maria Vizio:

"LA VALORIZZAZIONE DELLA PERSONA ANZIANA IN CASA DI RIPOSO ATTRAVERSO L'INTERVENTO ANIMATIVO:UNA STRATEGIA COMPLESSA"

 - CORSO DI QUALIFICA ANIMATORE SOCIALE -

ENAIP LOMBARDIA - ANNO 1998


 

PER APPROFONDIMENTI:

"IL METODO VALIDATION" DI NAOMI FEIL - SPERLING & KUPFER

Questo metodo è stato elaborato tra il 1963 e il 1980 da Naomi Feil, un'operatrice laureata alla Columbia University e membro dell'Accademia degli Assistenti Sociali. Negli anni '60, la Feil si era trovata a lavorare in un ricovero per anziani di Cleveland, negli Stati Uniti: qui, era entrata in contatto col mondo degli anziani disorientati, e aveva iniziato ad elaborare il metodo Validation. In Italia, il metodo è promosso dalla Federazione Alzheimer Italia.
In poche parole, questa tecnica consiste nel favorire lo sviluppo mentale degli anziani con problemi, classificare il loro comportamento e recuperarli alla dignità personale.

Alla base della teoria Validation, stanno i principi della psicologia comportamentale analitica e umanistica, che vengono qui riportati come nell'elenco proposto dall'autrice, visto che ognuna di queste frasi presenta una sfaccettatura della teoria :
 

Come si può notare, in queste frasi, scelte dall'autrice, è esposta una teoria che mette al centro di tutto il profondo rispetto per la persona anziana, ritenuta importante nonostante le menomazioni dovute al decadimento psicofisico.


Il metodo Validation pone le sue basi sulla teoria di Erik Erikson, (celebre psicologo), degli stadi della vita, che sottolinea la stretta dipendenza tra gli aspetti biologici, mentali e sociali dell'essere umano, e le sue azioni. In pratica, egli sostiene che riusciremo a realizzare un dato compito, assegnatoci in una certa fase della nostra vita, solo se abbiamo svolto con esito positivo i compiti dei primi anni dell'esistenza.
 

In pratica, ogni momento della nostra vita ci propone delle mete da raggiungere; se non siamo in grado di realizzare il nostro obiettivo, esso si riproporrà più volte, anche perché difficilmente si raggiunge la prima volta. Inoltre, sarà facile che non riusciamo comunque a portarlo veramente a termine. C'è un ulteriore stadio della vita, raggiunto da coloro che vivono fino ad un'età avanzata: in quel periodo, occorre sbloccare le emozioni non risolte nel passato: ogni persona in questa condizione, prova la necessità di essere ascoltata, altrimenti scivolerà irrimediabilmente in uno stato vegetativo.

Ecco, allora, un compito fondamentale dell'operatore del metodo Validation: ascoltare, anche se non si potrà arrivare, visto lo stadio ormai avanzato della vita, ad una vera risoluzione.


Ma chi sono le persone disorientate? Sono coloro che subiscono il decadimento fisico, portato dalla vecchiaia, con la diminuzione dell'udito, della vista, con la perdita progressiva delle capacità mentali, che, a loro volta, provocano tutta una serie di cambiamenti: la memoria si confonde, i ricordi del passato si mescolano con quelli del presente, i gesti si riferiscono a emozioni ed episodi del passato, ripetuti chissà quante volte (cullare un bambino, dondolarsi, cantare piano, abbracciare…). Anche le perdite sociali rappresentano un passo importante verso il disorientamento: l'allontanamento dal proprio lavoro, da familiari e amici defunti, la perdita dei propri ruoli (di madre, di amico, di capofamiglia, ecc.), la mancanza di stimoli affettivi, portano alla perdita d'identità.

Riassumendo, le persone disorientate sono coloro che hanno modelli comportamentali rigidi, si aggrappano a ruoli del passato e si sottraggono alla realtà, per riuscire a sopravvivere; a ciò si aggiunge il deterioramento delle funzioni cognitive e intellettive, e la conseguente perdita di introspezione. A questo punto, è importante precisare chi sia l'operatore di Validation: ciò che gli è richiesto è assai simile a quello che definisce un animatore, vale a dire che non deve esprimere giudizi sulla persona, né deve imporsi. Egli deve essere onesto con l'anziano che ha di fronte, rispettare la sua originalità ed avere per lui il massimo rispetto, a prescindere dalle residue capacità di comprensione. L'operatore deve immedesimarsi, per quanto sia possibile, nella persona che ha di fronte e deve cercare di condividere i sentimenti e le emozioni dell'altro; egli non è un analista. Il suo compito è di aiutare l'anziano a portare a termine nel modo migliore la propria vita: in questo cammino, non deve aspettarsi un facile e completo successo, ma sa che incontrerà delle difficoltà e dovrà riconoscere anche i progressi più minuti.
 


Non è facile riassumere brevemente i principi e le modalità d'intervento di Validation (per questo, per una conoscenza approfondita della tecnica, si rimanda al testo proposto dalla sua scopritrice Naomi Feil).

Alcuni punti fondamentali della tecnica sono i seguenti:

1) Raccogliere informazioni sull'anziano.

In particolare, è indispensabile conoscere: il suo stadio di disorientamento; i compiti e le emozioni non portati a termine, di cui si è parlato in altre parti di questa esposizione; le relazioni umane e affettive del passato; la professione, i passatempi; il rapporto con la religione; il modo in cui la persona affronta le difficoltà e le perdite; la storia clinica. Tali informazioni potranno essere raccolte tramite domande all'anziano, fatte in momenti diversi della giornata e per almeno due settimane; le domande sono state tratteggiate dalla Feil, visto che debbono essere abbastanza precise, perché possano orientare l'operatore.

2) Valutare lo stadio di disorientamento.

Gli stadi possono essere:

Ognuno di questi presenta caratteristiche che ne facilitano il riconoscimento: per esempio, nel primo caso, esistono caratteristiche fisiche particolari, quali la posizione rigida, braccia spesso incrociate e labbra serrate; le funzioni intellettuali sono abbastanza integre, così come le riduzioni di vista e udito; le caratteristiche psicologiche, invece, riguardano la necessità di esprimere le proprie emozioni, la consapevolezza di un leggero stato confusionale, la resistenza ai cambiamenti, e così via.

3) Incontrare regolarmente la persona e usare le tecniche Validation.

La durata di ogni incontro dipende dallo stadio di disorientamento nel quale si trova la persona: si va da un minimo di uno a un massimo di quindici minuti (il tempo minore è dedicato a chi presenti le problematiche maggiori). In ogni caso, non è tanto importante la quantità di tempo impiegato, ma la qualità. La frequenza ideale, poi, dipende anch'essa dalle singole situazioni: si va da più volte al giorno, ad alcuni incontri settimanali, o meno frequentemente ancora. E' importante sapere accorgersi in tempo della sensazione di diminuito disagio dell'anziano, che ci indica il termine dell'incontro (anche in questo caso, la Feil dà indicazioni molto precise).


Ecco, qui di seguito, un breve riassunto delle tecniche Validation, a seconda dei vari stadi di disturbo:

Tecniche per il primo stadio: disturbi dell'orientamento.

- Concentrarsi e non raccogliere le manifestazioni sgarbate, spesso espresse dall'anziano in questo stadio;
- Usare le domande: "Chi? Che cosa? Dove? Quando? Come?" e non chiedere mai "Perché?";
- Riformulare i concetti;
- Usare il senso preferito dall'anziano: vista (utilizzare parole come "informare, immaginare, far ricordare…), udito (creano immagini uditive: "udire, ascoltare, alta voce…"),ecc.
- Usare polarità e chiedere le cose gravi (eccezionali). Se l'anziano dice "Mi hanno rubato la biancheria", chiedere "Quante volte? Quanto hanno rubato?"
- Aiutare la persona a immaginare che cosa accadrebbe se fosse vero il contrario. Se la persona si lamenta che c'è qualcuno sotto al letto, chiedergli se qualche volta non c'è nessuno.
- Richiamare i ricordi.
 


Tecniche per il secondo stadio: confusione temporale.


- Concentrarsi;

- Usare le domande: "Chi? Che cosa? Dove? Quando? Come?" e non chiedere mai "Perché?";
- Riformulare;
- Utilizzare il senso preferito;
- Polarità;
- Tatto. Le persone in questo stadio hanno bisogno di attenzioni e contatto fisico, ma sempre stando di fronte all'anziano, perché spesso egli ha perso la visione periferica;
- Parlare con tono di voce chiaro, basso, cordiale e amichevole. Combinare il tatto con lo sguardo; - Osservare le emozioni. In questo stadio, le persone esprimono liberamente i propri sentimenti, ed è importante comunicare a livello emotivo;
- Immedesimarsi nelle emozioni dell'altro con viso, corpo, respirazione e tono di voce; - Condividere con emozione, l'emozione altrui;
- Ambiguità. Usare "esso, ella, ecc." per indicare le parole non capite. Ad esempio, se l'anziano parla di qualcuno o qualcosa che non riuscite ad individuare, continuate il discorso utilizzando "loro, egli, ecc.";
- Collegare il comportamento ai bisogni. I bisogni umani fondamentali sono: essere al sicuro e amati, essere utili e attivi, esprimere le proprie emozioni ed essere ascoltati;
- Utilizzare la musica. Canzoni conosciute rimangono impresse spesso nella mente dell'anziano e permettono di creare un collegamento.
 



Tecniche per il terzo stadio: movimenti ripetitivi.


- Concentrarsi;
- Usare le domande: "Chi? Che cosa? Dove? Quando? Come?" e non chiedere mai "Perché?";
- Riformulare;
- Utilizzare il senso preferito;
- Polarità;
- Iniziare toccando la persona. Occorre stabilire un rapporto toccando l'anziano nel modo in cui fu toccato da una persona amata, durante la sua infanzia;
- Usare sguardi schietti, diretti e prolungati;

- Parlare con tono di voce chiaro, basso, rassicurante;
- Rilevare le emozioni;
- Uniformarsi alle emozioni della persona;
- Parlare all'anziano delle sue ambizioni, con partecipazione;
- Essere ambigui, usando pronomi indeterminati;
- Collegare il comportamento al bisogno. In questo stadio, per esempio, il bisogno di amore è espresso tramite dondolio, ripiegamento o contrazione delle labbra, a fare un rumore schioccante, e così via;
- Usare la musica;
- Essere come degli specchi. Copiare i movimenti dell'altro, con rispetto, come per capire le ragioni della sua azione; può addirittura essere utile aver a portata di mano vari oggetti, che potrebbero risvegliare nella persona ricordi del suo passato e della sua condizione.
 



Tecniche per il quarto stadio: vita vegetativa.


- Concentrarsi;
- Entrare in rapporto con il tatto;
- Cercare di stabilire un contatto visivo, anche se è difficile;
- Usare un tono di voce naturale e rassicurante;
- Usare l'ambiguità;
- Collegare il comportamento al bisogno;
- Utilizzare la musica.
 



Le modificazioni nella persona non sono immediatamente riscontrabili, ma avvengono: dopo tre mesi di metodo Validation, si potranno riscontrare notevoli miglioramenti nel comportamento.

La Feil propone vari tipi di tabelle e schede a cui fare riferimento nell'applicazione del suo metodo. L'utilizzo di un'apposita Tabella di valutazione dei progressi aiuterà l'operatore a giudicare gli eventuali risultati ottenuti.


L'applicazione del metodo Validation non si riduce a incontri individuali. Sarà anche possibile istituire dei gruppi Validation, in cui le persone possano manifestare i propri sentimenti, interagire, risolvere problemi comuni, apprendere i controlli e ottenere la stima di sé.

Un gruppo Validation avrà i seguenti obiettivi:

 

 

 

 

Text Box: Stimolare l'energia, i ruoli sociali, l'identità, i rapporti interpersonali, i comportamenti verbali, i controlli sociali, il benessere e la felicità.

Ridurre l'ansia.

Prevenire lo stadio della vita vegetativa.

Ridurre la necessità dell'uso di farmaci tranquillanti e sedativi.

Ridurre il senso di impotenza nel personale e nelle famiglie. 
 

 

 

 

 

 

 


I gruppi potranno lavorare sia con chi sia nello stadio di confusione temporale, sia con coloro che si trovano nello stadio dei movimenti ripetitivi; nel secondo e terzo stadio, questo intervento non è attuabile. I soggetti con disturbi dell'orientamento che non abbiano ancora accettato il loro nuovo stato non possono entrare nel gruppo, fino a quando, dopo un intervento individuabile, non smettano di lamentarsi o accusare gli altri per le proprie mancanze, come spesso accade.
 


Un gruppo Validation si esprime in sette fasi:
 


1) Raccogliere informazioni.

 

Occorre valutare gli stadi di disorientamento e conoscere bene la persona

2) Selezionare i membri.

Per fare questo, bisogna conoscere di ognuno:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Text Box: Quale ruolo sociale egli ritiene adatto a sé (ad esempio, un ex cantante vorrebbe occuparsi della musica). 

Quale obiettivo si vuole raggiungere con ciascuno, nei particolari.

In quale stadio si trova il soggetto per la maggior parte del tempo. 

Quale argomento o problema non risolto riguarda la persona.

A quale musica ognuno è più sensibile e se ha esperienze specifiche. 

Quali sono le residue capacità di movimento (in poche parole, è necessario conoscere la storia clinica).

Fino a che punto la persona può rapportarsi con gli altri e dove è più opportuno che si sieda. 
 

 

 



Al termine, si saranno scelte da cinque a dieci persone del secondo e terzo stadio.

La Feil è molto precisa anche nella tipologia dei singoli partecipanti. Come essa scrive, occorrono:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Text Box: Una persona nel secondo stadio con capacità direttive.

Una persona saggia, con qualità materne, nel secondo stadio. 

Quattro o cinque persone nel secondo stadio, a cui piace conversare. Possono partecipare anche soggetti affetti da Alzheimer, il cui comportamento può essere previsto. 

Non più di due persone nel terzo stadio, che rispondano subito ai toccamenti dell'operatore, e non creino ansia nel gruppo.

Persone con turbe dell'orientamento possono aiutare l'operatore, per esempio suonando uno strumento.

 

 





Nel gruppo non vanno inclusi:

 

 

 

 


 

Text Box: Persone nel terzo stadio particolarmente irrequiete.

Pazienti affetti da Alzheimer, con comportamenti non prevedibili.

Persone con problemi di orientamento.

Anziani afasici, orientati nel presente. 

Anziani con malattie mentali. 

Persone affette da malattie croniche dell'invecchiamento.

 

 

 





 

 


3) Trovare i ruoli per ciascuno.

E' meglio se gli stessi partecipanti decidono quale ruolo assumere nel gruppo; in ogni caso, è bene non cambiarli, se l'anziano ha assolto bene al suo compito. Per fare un esempio, qualcuno potrebbe assegnare i posti a sedere, o fare da responsabile degli stati emotivi altrui, o, ancora, preparare i rinfreschi, e così via.

4) Coinvolgere il personale.

Per gestire un gruppo, è necessario l'aiuto degli altri operatori, sia per risolvere i problemi pratici di trasporto, sia per valutare i progressi o proporre argomenti, preparare un'atmosfera piacevole, ecc.

5) Musica, conversazione, movimento, cibo devono entrare nell'attività di gruppo.

Anche se ogni seduta sarà diversa, è bene mantenere una sorta di rituale, che comprenda ciò di cui sopra: il rituale "dà il ritmo al gruppo" e facilita gli incontri successivi.

6) Preparare la riunione.

Bisogna sempre:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Text Box: Predisporre l'ordine del giorno, le canzoni, gli argomenti di discussione, i rinfreschi. 
 

Preparare il materiale e la sala.

Predisporre uno schema, in modo che il personale sappia dove fare sedere ognuno (possibilmente, vicino a chi gli è più gradito). I posti devono seguire un ordine preciso, come viene suggerito dall'autrice con la solita precisione. 

Non usare un tavolo, perché tende ad allontanare; esso deve servire solo per disegnare o per varie arti.
 
 

 




7) La riunione.

Il gruppo si riunisce almeno una volta alla settimana, alla stessa ora e nello stesso posto; la durata va da venti minuti a un'ora. L'incontro ha quattro fasi: nascita, vita, chiusura e preparazione della riunione successiva.
 


Per terminare la descrizione di Validation, ecco alcuni consigli dati dalla stessa Feil per introdurre il metodo all'interno di un'istituzione:

1) Fare conoscere Validation a tutto il personale, tramite incontri particolareggiati; se possibile, nel tempo, coinvolgere le varie professionalità nel progetto.

2) Programmare il gruppo Validation. Includere nel gruppo di lavoro i membri del personale di tutti i settori; imparare a fondo il metodo, iniziare a utilizzare le tabelle e definire incontri settimanali, in cui si condivideranno esperienze e si verificheranno gli eventuali progressi o i problemi.

3) Iniziare a lavorare con il gruppo Validation. Scegliere un collaboratore, nel caso si sia impossibilitati a condurre il gruppo.

4) Iniziare a lavorare con un gruppo di famiglia. Tre o quattro volte l'anno, sarebbe importante coinvolgere nel progetto i membri delle famiglie, per informarli su Validation e informare dei miglioramenti; sarà anche possibile insegnare il metodo a chi si dimostri interessato.

5) Riesaminare i miglioramenti ottenuti ogni sei mesi.