L'analisi transazionale

 

tratto dalla

TESI DI Silvia Maria Vizio:

"LA VALORIZZAZIONE DELLA PERSONA ANZIANA IN CASA DI RIPOSO ATTRAVERSO L'INTERVENTO ANIMATIVO:UNA STRATEGIA COMPLESSA"

 - CORSO DI QUALIFICA ANIMATORE SOCIALE -

ENAIP LOMBARDIA - ANNO 1998


 

L'analisi transazionale è un approccio alla comprensione degli esseri umani, sviluppata da Eric Berne attorno al 1950; egli notò che ogni individuo comprende, nel suo essere, persone diverse; queste caratteristiche interagiscono nei rapporti con l'esterno in modi distinti, con modalità impossibili da analizzare e, a volte, con scopi ulteriori. In origine, questo metodo venne utilizzato come metodo psicoterapico, e, in un secondo tempo, si applicò, in generale, al "gruppo". Il gruppo è un ambiente che può renderci più consapevoli di noi stessi e della nostra personalità, delle interazioni con le altre persone, dei giochi, dei copioni che recitiamo. Una volta che si è giunti a questa consapevolezza, possiamo vedere noi stessi più chiaramente, cambiando o rafforzando alcuni lati della personalità. Lo scopo primario dell'analisi transazionale è di stabilire la comunicazione più aperta possibile tra le componenti affettiva e cognitiva della personalità; ci permette di conoscere noi stessi e il rapporto che abbiamo con gli altri, oltre che comprendere il corso che sta prendendo la nostra vita.


Un tratto basilare dell'analisi transazionale è il seguente:

Tutti possono imparare a fidarsi di se stessi, a pensare per se stessi, a prendere le proprie decisioni ed esprimere i propri sentimenti.

I principi di tale teoria possono essere applicati nel campo della scuola, della famiglia e dei rapporti sociali in generale, e possono quindi rendersi utili all'educatore - animatore sia per le proprie esigenze, sia per il gruppo di lavoro, sia per la gestione del rapporto con gli altri (l'interazione con l'anziano è però possibile se egli è ancora in grado di comprendere la teoria che sta alla base di questa metodologia, individuandone i significati).

Berne sostiene che la personalità è divisa in tre parti, che sono gli stati dell'Io: Genitore, (tutto l'insieme di registrazioni ed eventi esterni assorbiti durante l'infanzia; vale a dire, all'incirca, nei primi cinque anni di vita), Bambino, (è rappresentato dalla totalità dei dati "visivi, uditivi, emotivi e intellettuali", registrati simultaneamente al Genitore), Adulto, (all'età di dieci mesi accade che il bambino compia un passo importante, cioè sperimenti l'attività motoria; inizia poi a giocare e scopre di essere in grado di compiere qualcosa di originale. L'inizio dell'Adulto è l'autorealizzazione, che permette alla persona di sviluppare una "concezione pensata" della vita).

Le transazioni sono le unità del rapporto sociale: se due o più persone si incontrano, prima o poi qualcuno inizierà a parlare o comunque a dare un segno che egli si è accorto della presenza altrui: questo è lo stimolo transazionale, a cui corrisponde una reazione, detta reazione transazionale. Analizzando le transazioni, possiamo riuscire a raggiungere un controllo più consapevole delle nostre azioni nei confronti dell'altro, e, viceversa, gli altri possono operare in tal senso nei nostri confronti.

L'esigenza di ognuno di noi di "fare" qualcosa, di essere toccato e riconosciuto dagli altri, viene denominata "fame"; essa può essere appagata tramite le carezze, cioè tutti quegli atti che riconoscono la presenza dell'altro ("io so che ci sei"). La ricerca di queste carezze può riempire tutta una vita; al contrario, si può rimanere chiusi in se stessi.

Gli atteggiamenti in relazione a sé e agli altri sono fondamentalmente quattro:

1) IO NON SONO OK - TU SEI OK

2) IO NON SONO OK - TU NON SEI OK

3) IO SONO OK - TU NON SEI OK

4) IO SONO OK - TU SEI OK

1) Il primo è l'atteggiamento della primissima infanzia; in esso è presente un aspetto positivo, dato dalle carezze, (Addirittura, senza un minimo di contatto fisico, il bambino non sopravviverebbe). L'aspetto negativo è l'accumularsi, nel bambino, di stati d'animo negativi su di sé: egli, a causa della sua piccolezza e debolezza, si considera inferiore agli adulti che lo circondano. Questo discorso può essere rapportato ad un adulto, che si sente alla mercé degli altri e ha un grande bisogno di carezze o di riconoscimento.

2) Consideriamo ora il secondo caso: tutti i bambini, superata l'infanzia, inizialmente giungono alla prima conclusione. Se, subito dopo, cioè dopo il primo anno di vita, incontrano troppe difficoltà, cessano le carezze e aumentano le punizioni, allora può accadere che ricadano in questo secondo caso. Un individuo che assume questo atteggiamento, si arrende, si chiude in sé e arriva a rifiutare lui stesso le carezze.

3) Nel terzo caso, avremo a che fare con un bambino che, trattato in modo brutale, a lungo, dai propri genitori, assume di essere OK; ma da chi potrà ricevere le carezze, se i suoi genitori sono ritenuti NON OK? Forse, proprio da se stesso e dalle proprie capacità di reazione. Una persona che mantenga tale atteggiamento, è vittima della mancanza di carezze: può essere addirittura un criminale.

4) Nel quarto atteggiamento è riposta la speranza. I primi tre sono inconsci poiché appartengono ai primi stadi dell'infanzia; questo, invece, presume una decisione cosciente e si basa sulla fiducia. E' importante dire che "non si assume un nuovo atteggiamento lasciandosi trasportare dalle cose, bensì decidendo di adottarlo". L'unico modo di diventare OK consiste nel rivelare la condizione infantile che sta alla base dei primi tre atteggiamenti e dimostrare che il comportamento attuale non è altro che la loro perpetuazione.
 


Un'altra parola chiave nell'analisi transazionale è il Gioco: esso è definito da Berne come "una serie progressiva di transazioni ulteriori complementari, rivolte ad un risultato ben definito e prevedibile. Si può descrivere come un insieme ricorrente di transazioni, spesso monotone, superficialmente plausibili, con una motivazione nascosta; o, più semplicemente, come una serie di mosse insidiose, truccate".

Lo studioso Thomas A. Harris ritiene che tutti i giochi traggono origine da uno, osservabile in qualsiasi gruppo di bambini di tre anni: "Il mio è meglio del tuo"; il gioco è praticato come per liberarsi dal peso del IO NON SONO OK. Gli adulti, poi, continuano in tale modo di fare, con molte variazioni: per esempio, alcuni accumulano capitale, cercando un'abitazione più grande, ecc. Il sollievo che questi atteggiamenti possono dare è gradito, ma può portare a vari problemi, come, nell'esempio precedente, a ipoteche gravose, e così via.
 


A questo punto, potrebbe succedere di chiedersi come si possa applicare una simile teoria: innanzitutto, bisogna sottolineare che ognuno di noi può diventare un esperto di Analisi Transazionale. Il trattamento basato su questi processi è essenzialmente un processo di apprendimento, tramite il quale si scopre come esaminare i dati su cui si fondano le sue decisioni. L'applicazione di questa teoria viene effettuata quando l'Adulto (di cui si è prima parlato), di una persona è menomato a tal punto da registrazioni effettuate in passato, da bloccarlo e renderlo incapace di reazioni. Queste persone sono oppresse dai vari insuccessi o dai sensi di colpa, ai quali, spesso, si associano sintomi fisici. L'operatore usa il proprio linguaggio per comunicare ciò che sa, in modo che la persona sulla quale interviene possa, a sua volta, apprendere la tecnica: non esiste il problema del transfert, spesso presente nei rapporti tra uno psichiatra e il proprio paziente, perché, in questo caso, il rapporto non è tra Genitore e Bambino, ma tra pari. All'inizio, l'Analisi transazionale vuole stabilire una sorta di linguaggio comune, che permetta l'esplorazione del Genitore, del Bambino e dell'Adulto; inoltre, si stabilisce un contratto, cioè vengono espresse le attese reciproche, dell'operatore e dell'interessato, una specie di promessa che, in seguito, potrà anche essere rivista e mutata. Lo scopo del trattamento è di curare i sintomi, così come sono, liberando l'Adulto e ridando alla persona la possibilità di scegliere, al di là dei condizionamenti avuti in passato dal Bambino e dal Genitore. Riassumendo, in una seduta si individuano il momento iniziale, in cui si ascoltano i problemi dell'individuo e si cerca di spiegare i principi suddetti; quindi, i problemi della persona sono discussi usando il linguaggio appena appreso; di solito, l'Adulto della persona si incuriosisce e esprime il desiderio di approfondire le conoscenze in materia. Può, però, accadere che il Bambino provochi delle resistenze; in questo caso, si ricorre a un'interpretazione Adulto-Adulto, evidenziando le responsabilità del Bambino nelle difficoltà incontrate. Ci sono persone a cui bastano due o tre sedute per risolvere i problemi, altre che ne necessitano parecchie; la via d'uscita si intravede, di solito, quando la persona inizia a dire "Il mio Bambino NON OK era… oppure è…": questo significa che si è distinto l'Adulto dal Bambino. L'analisi transazionale utilizza il gruppo per aiutare le persone a lavorare con i propri copioni: Perls afferma che "recitiamo a due livelli", sul palcoscenico pubblico, quello in cui agiamo in concreto, e su quello privato, che rappresenta il pensiero e le prove che si affrontano. Il vantaggio di questo metodo è che permette di coinvolgere direttamente nel trattamento la persona a cui è destinato, e, quindi, di rendere visibile lo scambio alternato.