tratto dalla
TESI DI Silvia Maria Vizio:
"LA VALORIZZAZIONE DELLA PERSONA ANZIANA IN CASA DI RIPOSO ATTRAVERSO L'INTERVENTO ANIMATIVO:UNA STRATEGIA COMPLESSA"
- CORSO DI QUALIFICA ANIMATORE SOCIALE -
ENAIP LOMBARDIA - ANNO 1998
La terapia del colore rientra nel settore della "terapia
artistica", il cui studio ha avuto un impulso notevole in Svizzera, Germania,
Olanda, Inghilterra e Francia. Le arti figurative, la recitazione, il canto, il
movimento e la musica sono manifestazioni della creatività umana che presentano
qualità terapeutiche notevoli. Chi pratica professionalmente la terapia
artistica, deve rivolgersi al corpo umano nella sua dimensione fisiologica e
patologica, esercitando tecniche diverse per conoscere l'espressione artistica e
valutandone gli effetti sulla persona; per questo motivo, è indispensabile la
collaborazione con il medico e con altri colleghi.
La terapia artistica a indirizzo antropofisico si fonda sulle teorie di
Rudolf Steiner, che sono qui di seguito schematizzate.
Consideriamo il corpo umano suddiviso in capo, tronco e arti; queste tre parti sono sedi di tre sistemi fisiologici: - nel capo, il sistema neuro-sensoriale; - nella sfera mediana, il sistema ritmico, con la respirazione e la circolazione del sangue; - in basso, il sistema metabolico.
Nell'ambito psichico, i tre sistemi corrispondono alle sfere del pensare, sentire e volere, le quali si esprimono in stati di coscienza diversi.
Quando pensiamo, lo stato è di coscienza desta; "sentendo", siamo in uno stato sognante; nel volere, - inteso come compimento di un'azione - siamo nello stato di sonno. Nell'attività di pensiero e nella percezione, è necessario essere svegli e attenti; la volontà si esprime nell'agire (nel momento in cui compiamo un'azione impegnativa, non possiamo pensare troppo intensamente, altrimenti non riusciamo a portarla a termine). In mezzo sta il sentimento, che vive di mutevolezza e comprende l'ampia gamma degli stati d'animo. Coi nostri pensieri, sentimenti e azioni ci mettiamo in relazione col mondo: perché ciò accada, pensiero e volontà, mediati dal sentire, devono interagire scorrevolmente.
Nella vita di tutti i giorni, però, spesso, il pensiero è utilizzato solo come "intelletto", così come il "fare" è demandato a macchine; la vita dei sentimenti, poi, si inaridisce, sotto il cumulo di avvenimenti e realtà del mondo moderno. Tutto ciò, nel tempo, può provocare danni sia psicologici sia organici. L'arte, soprattutto nell'utilizzo terapeutico, è in grado di riequilibrare le "sfere" dell'organismo; in particolare: il disegno aiuta il pensare; la pittura si riferisce al sentire; il lavoro con la creta, il legno, il marmo e i metalli si riferiscono al volere.
Per esemplificare:
Quando cerchiamo di disegnare avendo davanti un modello, il nostro sguardo si
sofferma su ogni parte di esso e sulla sua interezza; contemporaneamente,
riusciamo anche a coglierne la bellezza e sviluppiamo concentrazione e
precisione.
Utilizzando i colori per dipingere, senza schemi precisi, possiamo lasciare
scorrere la fantasia e apprezzare unicamente le sfumature create.
Plasmando un pezzo informe di creta, portiamo vita a un materiale che fa parte
della terra stessa, e utilizziamo forza e abilità. Il risultato, nell'aiuto
che può dare la terapia artistica, sarà diverso a seconda degli attrezzi,
delle tecniche e dei materiali usati; ma è da sottolineare che, in ogni
attività, non è importante il risultato finale, quanto il processo e
l'esperienza creativa, mantenendosi in una condizione di "ascolto" dei sensi.
Qui termina l'esposizione schematica della teoria sulla
terapia artistica. Considerando, in particolare, il colore, possiamo appoggiarci
a teorie espresse, prima, da Goethe, nella sua opera Teoria dei colori, del
1809, e, quindi, da Steiner.
Secondo Goethe, il colore nasce e vive dalla mescolanza di luce e
tenebra; ogni colore, poi, ha un'azione particolare e provoca sentimenti diversi
a seconda delle sfumature in cui è espressa una certa tinta. Kandinsky,
inoltre, nel testo Lo spirituale nell'arte, del 1912, oltre ad accordarsi con
quanto espresso dal suo illustre predecessore, aggiunge che i colori hanno un
sapore e un aspetto particolari: ruvidi, lisci, profumati. Addirittura, alcuni
colori danno sensazioni di movimento: il rosso sembra andare incontro
all'osservatore, il blu pare risucchiarlo in sé. Steiner osserva che, se
si colora una forma, è come se le si donasse l'anima: è come se il colore
vivesse di vita propria e possedesse una sorta di luminescenza interiore.
Per rendere accessibile all'educatore - animatore l'utilizzo
della terapia del colore con gli anziani, possiamo addentrarci, ora, nella fase
operativa vera e propria, esemplificando come essa possa essere utilizzata.
L'attività, visto che implica l'utilizzo del colore al di fuori di un disegno
che lo contenga, è accessibile anche a chi non possegga senso artistico nel
significato comune. Ognuno può esprimere e comunicare stati d'animo ed emozioni;
nel momento, poi, in cui il lavoro è presentato agli altri, l'anziano parla di
sé e può ricevere gratificazione dalla ricerca di originalità propria del
processo animativo.
L'intervento può avvenire a livello pedagogico-igienico o
igienico-terapeutico: nel primo caso, il lavoro è uguale per tutti, nel secondo
si differenziano gli esercizi a seconda delle diverse patologie.
Definiamo, ora, le diverse fasi di un possibile intervento:
1) Osservazione. Innanzitutto, sarà necessario preparare il personale e
le altre persone vicine all'anziano, spiegando le motivazioni dell'intervento;
quindi, occorre osservare gli anziani, con rispetto, e cercando di analizzare le
loro caratteristiche, i movimenti, il tono della voce, il tipo di comunicazione.
2) L'incontro di pittura. Innanzitutto, è importante preparare l'ambiente
operativo, in modo da renderlo caldo e accogliente. Quindi, a seconda di ciò che
ci proponiamo, l'incontro potrà aprirsi con un'osservazione di un dipinto o un
oggetto, o con la lettura di una breve poesia o una fiaba. Prima di proporre un
esercizio sul colore, potremo far vedere e toccare un oggetto di quella tinta,
descrivendone le qualità sensoriali e sollecitando emozioni; in alternativa,
potremo trarre spunti dalla parola, leggendo una poesia o una fiaba classica: i
temi suggeriti potranno essere, per esempio, la notte, la primavera, il prato,
ecc. Per rendere gli esercizi maggiormente fruibili dall'anziano, dovremo
parlare con un linguaggio semplice e chiaro, definendo, per esempio, come
ottenere un certo colore ed, eventualmente, descrivendo le sensazioni che tale
tinta può sollecitare. L'esercizio vero e proprio, consiste nel lavorare con un
foglio bagnato in modo uniforme da entrambe i lati con una spugnetta, e fatto
aderire su una tavoletta di plexiglas. Un colore sarà diluito con dell'acqua, e
quindi steso con grandi pennelli a punta piatta, diversamente a seconda dei vari
esercizi, dal più scuro al più chiaro. Su questo colore ne sarà steso un altro,
in modo che se ne formi un terzo. All'inizio, di solito, sono usati i gialli, i
rossi e i blu, che sono detti fondamentali o primari, poiché da essi derivano
tutte le tinte. Questa attività non ha il fine di ottenere un risultato o
acquisire tecniche, ma serve a sperimentare il processo pittorico. Durante la
seduta e alla fine del lavoro i dipinti di ognuno saranno posti su un
cavalletto, in modo che tutti possano osservarli e discutere su ciò che piace e
quello che si potrebbe migliorare.
3) Difficoltà. Spesso si incontrano resistenze iniziali: molti pensano di
non essere in grado di dipingere, di non possedere capacità artistiche; si è
visto, però, che, dopo i primi incontri, le persone sembrano accettare
l'importanza del percorso e non del risultato, e comprendere le profonde
motivazioni dell'attività. Inoltre, sempre all'inizio, si può notare una certa
rigidità da parte di alcune persone, che sembrano non permettere a se stessi di
lasciarsi andare; oppure, appare il timore di sbagliare, cosa che denota
insicurezza e sfiducia nelle proprie capacità. Proprio per questo, è importante
l'incoraggiamento, la rassicurazione, la spinta verso decisioni autonome.
4) Considerazioni finali. Sino dai primi incontri, si potrà osservare
come ogni anziano scelga determinati colori, tenda a essere deciso o a sfumare,
utilizzi gesti particolari, si soffermi a lungo o ritenga terminato subito il
lavoro. Anche in esercizi molto semplici, come sul verde, creato dalla miscela
di giallo e di blu, si vedrà quante tonalità diverse si possono ottenere. La
pittura permette di conoscere meglio se stessi, e, una volta terminato
l'incontro, si potrà anche osservare come essa introduca lentamente, nell'intimo
dell'anziano, la capacità di osservare ciò che gli sta intorno, e a vedere con
occhi nuovi ciò che lo circonda, "ascoltando" i colori. Un'ultima annotazione:
al termine del cammino, l'educatore - animatore potrà predisporre una mostra dei
lavori eseguiti, per permettere agli anziani di riflettere su ciò che è stato
acquisito, e aprire agli altri operatori, ai visitatori e ai parenti una
finestra su questo mondo affascinante e sulle sue profonde implicazioni
psicosociali.